di Giuseppe Praticò – Mai far passare per normale o giustificare simili disastri solo perchè ci si mette il cuore, perché si è ultras o perché la passione ti spinge anche a fare il magazziniere. Macchiare il nome di una Città come Cosenza e probabilmente dell’intera Calabria, è stata la parte più triste e imperdonabile dell’intera vicenda. Non siamo certamente noi a dover fare morali o a dare lezioni di etica, ma non possiamo non mettere in risalto il disastro annunciato che ha condizionato in negativo il torneo dei campioni d’ Europa uscenti, oltre a palinsesti Rai e movimento in generale.
Nella scorsa stagione ci siamo tutti indignati, quando a due giornate dalla fine, l’allora Atletico Belvedere (attuale Cosenza Futsal a questo punto ex), venne penalizzato di un punto, perché presentò una Fidejussione falsa per l’iscrizione al campionato di serie A2. Fu il primo indizio della catastrofe che si sarebbe scatenata da li a qualche mese. Però come si suol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio e anche quest’anno fidejussione “leggermente” scricchiolante per così si dire e iscrizione accettata solo in seconda presentazione.
A questo punto ci poniamo due quesiti: perché ostinarsi a proseguire, sapendo di essere in condizioni economiche disperate? Perché continuare a tenere in ostaggio 25 persone con bugie e false promesse? Non sarebbe stato più opportuno ed onesto, bloccare la macchina della sciagura, così come fece con grande dignità un altro Presidente nel mese di giugno (vedi Orte), nonostante le critiche di molti. Invece no, bisognava andare avanti a tutti i costi, perché la “passione” per questo sport giustifica tutto.
E allora non facciamoci mancare nulla, mercato da primi della classe, presentazione in pompa magna, ritiro in località rinomata e attività quotidiane degne delle migliori società europee. Giocatori e Staff intanto “costretti” a rinnovare in quanto avanzavano chi il 25, chi il 50 e chi addirittura il 70% del pattuito della trionfale stagione passata. Professionisti che hanno portato a termine il torneo in maniera esemplare. Il finale è praticamente scontato, prevedibile e senza lieto fine. Dopo appena tre giornate di campionato le dimissioni, nessuna tutela o supporto ai tesserati, chi è rimasto senza luce e gas, chi intimato a lasciare casa, chi si è dovuto pagare da solo il viaggio di ritorno in patria. Agenzie di viaggi, immobiliari, fornitori, tutte vittime da aggiungere alla lunga lista.
A questi livelli non si può improvvisare nulla, perchè si ha responsabilità verso troppi fattori e troppe famiglie. E se qualcuno ha espresso solidarietà per l’artefice della gloriosa cavalcata dell’Atletico Belvedere, beh… noi no, non possiamo per onesta intellettuale, perché amiamo questo sport e non accettiamo che “lo sceicco del Tirreno”, come gli piaceva definirsi, possa motivare questa catastrofica gestione, tirando fuori in maniera indegna problematiche del luogo “sacro” qual è lo spogliatoio, oppure attaccando un allenatore che ha solo fatto il suo lavoro. Per i più attenti o anche per i distratti, un solo colpevole e tante vittime, tra cui noi amanti di questa sempre più bistrattata “povera” disciplina.