di Giuseppe Praticò – Il caso Sporting Locri ha interessato l’Italia intera tant’è che i media nazionali sono stati attratti dalla vicenda. Quanto successo a Locri ha colpito tutto il panorama sportivo che attraverso note stampa ha espresso la propria solidarietà alla società di Armeni.
In una regione martoriata da eventi funesti, perché il crimine organizzato dovrebbe interessarsi di una “piccola” squadra di calcio a 5 che milita in serie A d’élite che bene che vada potrà fatturare intorno ai 150.000 euro?
I carabinieri di Locri continuano ad indagare nel riserbo più assoluto battendo tutte le piste, ma nulla trapela. Eppure più la giri e più la leggi, questa vicenda presenta delle zona d’ombra. I sospetti finiscono per mettere da parte la criminalità organizzata.
– Perché i bigliettini lasciati sul parabrezza delle auto sono stati scritti al computer potendo tranquillamente risalire alla stampante?
– Perché non fare un atto intimitadorio ai danni della sede societaria?
– Perché far partire le ragazze per le vacanze di Natale senza il biglietto di ritorno (almeno fino a ieri, ndr)?
– Perché denunciare l’accaduto quattro giorno dopo il ritrovamento del primo “pizzino”?
– Perché il presidente è pronto a cedere il titolo, quando il crimine organizzato vuole che la società chiuda?
Certamente gli organi preposti staranno setacciando i libri contabili, anche perchè il ritiro dal campionato prevede il pagamento di una penale, cosa che non succederebbe in caso di ritiro “forzato”. Questi sono alcuni degli interrogativi a cui non sappiamo dare una risposta, ma non tocca a noi farlo.
Senza girarci troppo intorno, scriviamo oggi quello che in molti, scrivendo anche alla nostra redazione, si chiedono dal 25 mattina. Il clamore della notizia ha giustamente scosso l’intero movimento nazionale ma ha anche inevitabilmente infangato il nome della nostra terra e della nostra disciplina.
E allora, da calabresi prima e da giornalisti poi, abbiamo il dovere deontologico e morale di andare a fondo a questa situazione. Armeni ci consenta di stare al suo fianco per capire la verità e aiutare lo Sporting a continuare. Se le minacce ci sono state, non possiamo permettere a nessuno di interrompere il sogno di un gruppo straordinario e un tecnico straniero così esperto come Lapuente.
Oggi il nostro Paese ha un motivo in più per credere che la Calabria è una terra in cui non si può far nulla perché comanda il male. Noi non vogliamo e non possiamo permetterlo. E allora caro Armeni ci consenta di fare qualcosa per non darla vinta a nessuno facendosi ospitare in altre piazze. Se invece i problemi sono altri sarà difficile per chiunque chiedere scusa ad una regione intera e ad uno sport fantastico.
Ma oggi, dubbi a parte, possiamo solo credere ad Armeni e allora ci spieghi punto per punto, si prenda tutta la nostra solidarietà e poi, insieme a noi, abbia il coraggio di dire no ad un vile atto intimidatorio che francamente sembra solo uno scherzo di cattivo gusto. La domanda è: scherzo si, ma di chi?