Domenica 12 Febbraio 2017 – Abbiamo atteso il fatidico giorno dopo per non scrivere cose e fatti dettati dallo stato d’animo del momento. Avremmo voluto che non fosse accaduto nulla ieri pomeriggio nell’incontro giocato a Filadelfia, contro la Futsal Filadelfia, tanto da non denunciare quanto in seguito, ma non vogliamo rimanere nell’omertà perchè crediamo molto nello sport vero, quello dettato dai sani principi di educazione, valore sociale ed educativo delle società sportive. Perchè “Ieri ha perso lo sport”. Per le cronache, gli annuari, i tabellini ha perso il Rombiolo in casa della Futsal Filadelfia, ci può stare perdere le partite, fa parte dello sport e del calcio in generale, ma perdere in quel modo a causa di atti vigliacchi e con un arbitraggio tutto casalingo non fa che aumentare in noi la rabbia e la delusione di uno sport che per noi sta morendo. A Rombiolo insegniamo fin dai più piccoli con la nostra Scuola Calcio i principi dello sport e noi ci siamo contraddistinti per l’educazione, la solidarietà, la condivisione sociale verso qualunque squadra noi incontriamo di volta in volta. Avremmo voluto lo stesso trattamento dalle squadre avversarie. Noi avremmo protestato qualche volta contro le decisioni arbitrali avverse, delle volte anche esagerando, ma mai siamo scesi ad atteggiamenti intimidatori nei confronti di arbitri e soprattutto di avversari. Gli errori arbitrali ci stanno, fanno parte del gioco, ci si arrabbia, ma poi finisce là e poco dopo passa tutto. Purtroppo per quello che abbiamo subito ieri, non passa e non passerà. Perchè, siamo stati vittime di un atteggiamento intimidatorio da parte non solo dei tifosi del Filadelfia (che ci può pure stare, purchè resti nei limiti del semplice insulto), ma, anche e soprattutto dai dirigenti della squadra avversaria e questo non deve rimanere non denunciato. Già di per se, su un palazzetto come quello di Filadelfia, non si dovrebbe giocare, perchè il pubblico è a ridosso della linea laterale, praticamene a contatto con i calcettisti senza alcuna barriera se non una misera balaustra. Oggi i nostri calcettisti sono stati per tutto l’incontro oggetti non solo di insulti pesanti da parte dei dirigenti e sostenitori del Filadelfia ma anche di intimidazioni con contatto fisico. Ricordiamo che noi in squadra abbiamo anche ragazzi che giocano costantemente con la Juniores (16/18 anni) e che sono rimasti impauriti da questo vile atteggiamento tanto che avevano paura di battere una rimessa laterale. Non è concepibile che si debba arrivare a decisioni drastiche per fermare questo schifo. Abbiamo sbagliato a non ritirarci dal campo a fine primo tempo, sarebbe stata forse la soluzione più giusta, ma negli spogliatoi i nostri ragazzi hanno voluto giocare per dimostrare che le partite si perdono e si vincono in campo. Abbiamo sbagliato a non fare la ripresa video della partita, quando abbiamo avuto sentore di questi atteggiamenti, e mandarla agli organi preposti. Ripetiamo, che siamo rimasti amareggiati che, chi aizzava, indirizzava i propri insulti e i propri atti intimidatori, erano i dirigenti del Filadelfia, con tanto di abbigliamento ufficiale. Poi chi doveva difendere e tutelare la regolarità della partita, non ha fatto nulla di tutto ciò; ci riferiamo all’arbitro dell’incontro, il Sig. Mario Dell’Apa della sezione AIA di Catanzaro, visibilmente intimorito tanto da essere assoggettato a fischiare tutto contro i nostri calcettisti. Tantissimi sono stati gli episodi contro. Proveremo ad elencarli tutti. Già dall’inizio abbiamo visto che non vi erano le forze dell’ordine e che, su espressa richiesta, gli stessi dirigenti della squadra di casa non dimostravano nemmeno la richiesta che per regolamento deve essere mostrata, soprattutto all’arbitro. Da quello che abbiamo intuito, loro le forze dell’ordine non li avvertono mai. (Speriamo che l’arbitro riporti almeno questo nel referto) Si è giocato con un solo pallone e quando usciva dal terreno di gioco non rientrava più per diversi secondi, specie quando la squadra di casa era in vantaggio. Ha voluto che questo atteggiamento perdurasse per tutto l’incontro. Tralasciamo i falli assurdi che fischiava solo nei nostri confronti lasciando loro che giocassero in modo violento. Ma il fattaccio che ci ha fatto capire che qualcosa non andava è successo verso la fine dell’incontro. Sul risultato di parità al 28’ del secondo tempo su una azione di contropiede della nostra squadra, con tre contro uno, ci fischiava contro una rimessa laterale quando il pallone non è mai uscito dalla delimitazione laterale; il calcettista che ha ricevuto il pallone si trovava a più di un metro dalla linea laterale. Abbiamo protestato e tanto nei confronti di questa decisione e nel mentre di tutto ciò i giocatori del Filadelfia battevano la rimessa e segnavano la rete del 4 a 3, tutto questo mentre noi protestavamo con l’arbitro (a termine di regolamento e se l’arbitro fosse in buona fede avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti disciplinari, lo riconosciamo questo). Il Sig. Dell’Apa, invece, assegnava la rete e fatto increscioso fischiava la fine dell’incontro. Alle nostre ripetute proteste diceva che aveva anche dato minuti di recupero, cosa assurda in quanto un nostro dirigente mostrando il cronometro gli faceva notare che ancora mancavano 40 secondi per la fine del tempo regolamentare e che doveva essere assegnato un recupero di almeno 5 minuti a causa delle continue interruzioni di gioco e time-out. Ma non ha voluto sentire ragioni ed è rientrato subito negli spogliatoi. Non riusciamo ancora oggi a capacitarci di questo vile atteggiamento dell’arbitro. Si è visto palesemente che dopo il pareggio nostro aspettava solo l’occasione per far segnare loro e chiudere la partita. Domandiamo: Aveva paura? E di chi? Noi la risposta la conosciamo bene e sappiamo pure di chi. Alla fine tanto per “chiudere in bellezza” siamo stati accerchiati dai dirigenti di casa i quali ci hanno detto di tutto, tra cui parole irripetibili e volgari, ma soprattutto ci ha proferito quelle che fanno più male “Che volevate vincere a Filadefia, vi ricordiamo che giocavamo in casa, quindi state muti e tornatevene a casa”. Che significa tutto questo? Che noi non dobbiamo andare a giocare fuori casa perchè le partite le dobbiamo perdere per forza? Dobbiamo giocare solo in casa e comportarci come sempre da Signori? Questo per noi non è sport. Per questo, che con tristezza nel cuore, dopo tanti sacrifici in questi anni, stiamo pensando seriamente di abbandonare. Si forse ritireremo tutte le nostre squadre dai campionati. Abbandoniamo questo movimento calcettistico, perchè per noi prima di tutto viene il fair-play, viene l’educazione e il rispetto, poi vengono i risultati sportivi. Portare dei ragazzi a giocare e rischiare di tornare a casa con aggressioni vili o addirittura con ossa rotte, non fa per noi. Noi ci teniamo all’incolumità dei nostri ragazzi e per questo diciamo fermamente che QUESTO NON E’ SPORT e lasciamo agli altri farlo. ASD ROMBIOLO CALCIO A 5
Scritto da: comunicato stampa