Abbiamo volutamente atteso quarantotto ore, per non commentare a caldo e non incorrere in valutazioni date dall’amarezza del momento, per portare alla luce il trattamento riservato alla nostra squadra dal Real Cefalù. Se pure ci aspettavamo un clima ostile poiché per la società siciliana la partita rappresentava uno degli ostacoli più difficili sulla via della promozione, non avremmo mai immaginato di diventare oggetto di violenza fisica, per di più perpetrata da dirigenti e giocatori della squadra avversaria. Un comportamento che non ha niente a che vedere con lo sport. Quale sarebbe stata la colpa dei nostri calcettisti? Aver vinto una partita di futsal!
Avremmo sorvolato sull’accaduto se tutto si fosse concluso con le minacce verbali subite dai nostri dirigenti sugli spalti e si fosse limitato al clima intimidatorio voluto dai giocatori e dallo staff tecnico siciliano sul terreno di gioco, ma, ciò che è avvenuto nel tragitto dal campo agli spogliatoi e dagli spogliatoi al pulmino, non può essere tollerato. I giocatori sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente (a calci e pugni) dai loro colleghi e da alcuni dirigenti locali (Scervino è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Rossano per il colpo ricevuto al capo che gli ha provocato giramenti di testa e sanguinamento dal naso). Davvero una cosa inaudita.
Se questo è sport noi, non ci stiamo. A breve decideremo se continuare o finire qui la nostra esperienza in questa disciplina. Facciamo sforzi enormi, economici e di tempo che sottraiamo alle nostre famiglie, per la passione per il futsal, ma non possiamo accettare aggressioni di questo genere e rischiare l’incolumità fisica, nostra e dei nostri tesserati.
Lo sport è ben altro!
Scritto da: comunicato stampa