Mister Dario Maccarrone si gode, insieme con tutto il gruppo dell’ASD ROMBIOLO C5, il meritato trionfo, dopo la matematica salvezza nel Campionato di Serie C/2 con due turni d’anticipo. Con lo stesso si è deciso di fare due chiacchiere, parlando del presente e… dei programmi futuri.
Mister Maccarrone, dopo la vittoria di Filadelfia la sua squadra ha centrato la salvezza con due turni di anticipo nella sua primissima esperienza in questo campionato, che cosa significa tutto ciò?
Significa semplicemente che il lavoro paga sempre. Ne ho fatto un credo nella mia, chiamiamola così, carriera da allenatore. Paga sia che si disputi un campionato nazionale o una final four di serie A o B o che invece, come noi, si gareggi in un campionato regionale con le proprie difficoltà ed insidie. Certo è che abbiamo fatto una piccola impresa. Osservando la classifica del solo girone di ritorno siamo terzi dietro solamente alle due inarrivabili battistrada Sensation e Polistena, alle quali faccio sin d’ora i complimenti per i terrificanti ritmi che hanno impresso al campionato.
Eppure nella prima parte del campionato il Rombiolo calcio a 5 si trovava in ultima posizione
Come dicevo prima è stata una piccola impresa se si pensa che dopo dieci giornate eravamo ultimi in classifica con appena quattro punti. Ad aggravare la situazione, inoltre, avevamo appena subìto due tremendi infortuni del primo e del secondo portiere che li hanno allontanati dal campo per oltre tre mesi e che a Dicembre qualche giocatore d’esperienza aveva deciso di abbandonarci forse dandoci per spacciati. Ma le vere squadre, i veri gruppi, si vedono nel momento di grandissima difficoltà. Abbiamo così dato fondo alle nostre energie, rispolverando il mitico Zappia tra i pali (al quale va il mio grande Grazie), puntato sugli juniores e preso nel mercato di riparazione un gran calcettista quale Antonio Russo. Il resto lo ha fatto il campo.
Cosa è cambiato nel gruppo, per raggiungere un così importante traguardo?
Il gruppo non è mai lo stesso nei campionati regionali. Cambia da allenamento ad allenamento. Da gara a gara in quanto i condizionamenti esterni sono invasivi nella vita di ogni ragazzo che alleni. Una giornata storta sul posto di lavoro o peggio ancora un problema familiare, si riflette inevitabilmente sul rendimento del giocatore e se poi questi è anche fondamentale per il rendimento della tua squadra, il problema si riverbera a cascata sull’intero gruppo. Credo che quello che sia veramente cambiato nel collettivo sia stata l’enorme voglia di rivalsa maturata dopo le prime dieci gare, quando eravamo troppo brutti per essere veri. E poi a più riprese ho chiesto ai ragazzi di mettere in testa alla loro short list di impegni il nostro progetto, il nostro gruppo, la nostra squadra. Hanno risposto alla grande. Come è giusto che sia nessuno ci ha regalato niente; abbiamo trovato sempre squadre col coltello tra i denti. Anche i collettivi che già avevano raggiunto posizioni tranquille di classifica con noi hanno giocato alla morte, ripeto, come è giusto e normale che avvenga in tornei federali. Per questi motivi la nostra posizione assume ancora di più il valore dell’impresa sportiva.
Che ci dice del suo rapporto con i suoi ragazzi? Sia sotto il profilo tecnico-sportivo, sia sotto il profilo umano
I ragazzi collettivamente, ma anche in privato, sanno cosa penso di loro. E’ un gruppo composto da atleti seri, educati e, cosa da non sottovalutare, forti tecnicamente. Ma tutte queste cose le si sentono dire troppo spesso a tanti mister, quindi preferisco non andare oltre per non cadere nel banale. Tanto i miei ragazzi sanno bene quanto li adori ! Sotto il piano tecnico devo dire che la cosa che mi ha sorpreso di più è stata la crescita esponenziale di Giuseppe e Pietro Porretta nonchè di Marco Bagnato, juniores aggregati stabilmente in prima squadra oltre alla attesa conferma di tutti gli altri ragazzi, dei quali non mi permetto di fare neanche un nome perché – giuro – non saprei chi scegliere e privilegiare. Sotto il profilo umano spero solo di avere lasciato in ognuno di loro la parte migliore di me. Ma non devo essere io a dirlo.
E il rapporto con la società?
Con la società sto bene. Sono come a casa. Purtroppo loro sanno che quando il pallone finisce di rotolare divento un tormento perché mi piace migliorami e migliorare l’ambiente in cui opero. Ma fortunatamente dall’altra parte ho uomini seri ed intelligenti, non ragazzi improvvisatisi dirigenti, che hanno sempre preso le giuste decisioni nei momenti delicati e questo non è da poco. Hanno sempre tutelato i ragazzi e badato prima all’interesse della squadra e poi a quello della società che rappresentano. Ed anche questo allevia molto i compiti di un allenatore.
Anche il suo amico, nonché collaboratore, Peppe Rubino, alla guida della squadra Juniores ha ottenuto risultati eccellenti, vuol dire che il calcio a cinque è entrato di prepotenza nel cuore dei Rombiolesi?
Beh lo spero ! Un campionato di Serie D vinto con sette punti di distacco ed una salvezza ottenuta con due gare d’anticipo al primo anno di C2 fanno ben sperare, ma ancora di più fa guardare al futuro con entusiasmo ed ottimismo la circostanza che a difendere i colori della squadra sono i figli ed i nipoti di un paese che ha sofferto tanto ed ha voglia di svagarsi in mezzo a mille difficoltà anche di carattere economico. Quanto ai risultati sul campo in chiave juniores, non sono assolutamente sorpreso. Quando hai il fuoco dentro gli avversari spesso si bruciano. Ma il merito in questo caso è da ascrivere a chi ha guidato questi splendidi ragazzi, Peppone Rubino.
Molti ragazzi della Juniores fanno già parte del gruppo prima squadra, perchè?
La risposta è semplicissima. Perché così vuole la società ed aggiungo, fortunatamente. Al mio arrivo a Rombiolo, lo scorso anno mi hanno chiesto, sì, di portare qualche ragazzo d’esperienza, ma soprattutto di seminare per il futuro. Sembra che siamo in linea con i programmi. Ragazzi come Barbalaco, i fratelli Porretta, Bagnato, Barbuto hanno dimostrato enormi qualità, anche se il mio più grosso rimpianto, glielo dico pubblicamente, si chiama Daniele Combatti. Se si fosse allenato stabilmente con la prima squadra, oggi sarebbe stato ancora più determinante. Tutto dipende da lui. Una menzione speciale merita anche un nostro 2001, La Rosa, che ha già esordito in prima squadra. Di lui si sentirà parlare, ci scommetto !
Ora rimangano le ultime due partite di campionato, poi forse si riposerà un pò come giusto che sia. Poi c’è da programmare una stagione. Il suo futuro resterà legato a questi colori?
Beh, il mister viene confermato dalla società, non è mai il contrario! La programmazione per me è fondamentale, basilare. Non è mai una questione solo economica, posso dirlo senza tema di smentite. Questa società, che per molti versi assomiglia ad una famiglia allargata, deve programmare. Ma come ho detto in precedenza è composta da uomini molto intelligenti.
Se si. Quali sono i suoi obiettivi prossimi?
Il mio obiettivo immediato è onorare il campionato e la maglia che rappresento, godendomi questo meraviglioso presente con la salvezza in tasca per due lunghi turni. Mi divertirò in panchina finalmente scevro da tensioni ed ansie.
Infine a chi dedica i risultati di questa stagione esaltante?
Beh, la principale dedica va alla mia famiglia ed a mia moglie, che come quelle di molti “malati di futsal” sopporta la mia passione. Ma una dedica speciale va al mio primogenito Miraldo, che dopo ogni gara, nell’immediato postpartita voleva sempre avere buone notizie altrimenti mi chiudeva il telefono in faccia! Nel girone di ritorno, fortunatamente, non l’ho deluso. Dedico la salvezza, inoltre, a NOI del Rombiolo calcio a cinque, che ci siamo nutriti delle nostre canzoni, dei nostri whatsapp, delle nostre scaramanzie, dei nostri rituali, delle nostre foto e dei nostri video.Dari
A cura di Pasquale Maiorano (AS Rombiolo C5)
Scritto da: comunicato stampa