All’indomani della vittoria dei play off e dei festeggiamenti per la promozione, è partito per il Brasile, a Chapeco, regione di Santa Catarina, per raggiungere la sua famiglia e godersi un periodo di meritato riposo. Lui è il condottiero del roster gialloblù, Irineu Zanatta, alias Sapinho, che abbiamo raggiunto telefonicamente per fare un consuntivo sulla stagione da poco conclusa e parlare della nuova sfida che lo attende sulla panchina gialloblù.
Mister sono passati dieci giorni dal successo nei play off, che sensazioni provi?
Mi sento molto soddisfatto di ciò che abbiamo fatto in questa stagione perché non era per niente facile vincere i play off e anche sollevato per essere riuscito a compiere il mio dovere di allenatore-giocatore nel migliore dei modi.
Ripercorrendo l’annata quali sono stati i periodi negativi e quelli positivi?
I momenti simbolo delle difficoltà incontrate sono due: uno è arrivato subito, alla prima giornata di campionato, dopo aver vinto sul campo il derby con il Corigliano ci hanno dato la partita persa a tavolino. In quel momento ho pensato che iniziare il torneo con tre punti di svantaggio su uno squadrone come il Maritime era un grosso handicap e che sarebbe stato quasi impossibile raggiungerlo. L’altro, e lì ho avuto paura e ho pensato è finita, è stato Giovinazzo, quando siamo andati in svantaggio a un minuto della fine del secondo tempo supplementare. Sono stati dei secondi difficilissimi fino a quando l’incubo è stato scacciato dal gol del pareggio. Più che indicare un solo momento positivo, dico tutto il girone di ritorno nel quale, vittoria dopo vittoria, siamo riusciti ad arrivare al secondo posto. Tra queste devo evidenziare la gara che ha dato la svolta al nostro torneo, il successo a Cefalù, tre punti strameritati contro l’allora capolista, che ci ha riportati più vicini all’obiettivo secondo posto e ci ha dato ancora più consapevolezza nei nostri mezzi. Non può certo mancare, poi, l’apoteosi dopo il fischio finale contro l’Ossi, il coronamento del lavoro di tutta una stagione.
Nei cinque anni di permanenza a Rossano sei stato protagonista di entrambe le promozioni in serie A2, quali sono le differenze tra i due successi?
La prima promozione è stata emozionante perché era la prima volta che la società andava in A2, ma, sul piano personale, molto più semplice perché facevo solo il giocatore. Questa è stata molto più difficile perché il doppio ruolo di player manager ti riempie di responsabilità: devi preparare gli allenamenti, studiare le partite, gestire il gruppo e tante altre cose che non si vedono. A ciò bisogna aggiungere che quest’anno sentivo l’obbligo di riportare l’Odissea 2000 nella seconda categoria nazionale.
Ora ti attende un’altra sfida, che Odissea 2000 sarà in A2?
Gli ultimi due anni sono stati bellissimi e ricchi di soddisfazioni. La stagione scorsa, al rientro in serie B, abbiamo subito vinto la Coppa Italia, un successo straordinario; ora la promozione in serie A2. Come dico sempre ai miei ragazzi, il difficile non è vincere, ma continuare a farlo. Questo vuol dire che con umiltà e con tanto studio devo migliorarmi sempre di più. Per quanto riguarda il futuro, penso che in A2 dobbiamo entrarci in punta di piedi perché è un campionato, come abbiamo potuto saggiare qualche anno fa, molto diverso e con la presenza di tante squadre di grande qualità. Allo stesso tempo non vedo l’ora di iniziare perché questo tipo di sfide mi entusiasmano. Insieme al presidente dovremo avere la bravura di costruire un roster che possa ben figurare nella nuova categoria.
Scritto da: comunicato stampa