DPCM e sport (con in testa il futsal), si poteva fare meglio?
Con l’ultimo DPCM emanato dal Presidente del Consiglio ancora una volta anche il settore sportivo ha subito un’importante rottura: nonostante la concessione fatta ai campionati di interesse nazionale, difatti, è stato lo sport regionale ad incorrere in un inatteso stop forzato.
Il decreto in questione ha infatti sancito la sospensione generale dei campionati disputati in territorio regionale fino al 23 Novembre, data di scadenza delle nuove norme anti-Covid. Per il calcio a 5, dunque, ciò stabilisce una continuazione dell’attività soltanto per i campionati di serie A1, A2 e B, portando tutto il resto del movimento ad una chiusura destinata a suscitare un enorme- e giustificato- polverone mediatico.
La scelta del governo, infatti, appare superficiale ed atta a creare delle sproporzionate difficoltà sotto innumerevoli punti di vista: vietare il proseguo di campionati già iniziati dopo tante incertezze, finanziati dalla presenza di società che hanno dovuto fronteggiare enormi difficoltà economiche ed organizzative, bloccare una “macchina” sociale come quella dello sport giovanile, e gettare costanti pressioni sulle competizioni aventi ancora il diritto di continuare, non può far altro che soffocare un’intera fetta di società che vede denigrati i propri sforzi e la propria importanza.
D’altronde, avremmo potuto imboccare un’altra direzione: magari concedendo degli aiuti al fine di monitorare costantemente la condizione di staff e giocatori delle varie squadre, o incentivando le società ad adottare norme stringenti in campo igienico e di contenimento del virus, o ancora, cercando anche forti compromessi nel gestire le positività affiorate nei vari team; tutto questo perché, ne siamo convinti, le società avrebbero fatto di tutto pur di continuare a giocare. E poi, di certo, non mancano le contraddizioni: perché le competizioni regionali si fermano, ma gli allenamenti (individuali e all’aperto) – senza alcuna richiesta di controllo e protezione- possono continuare; e, in più, perché i campionati appunto di 《interesse nazionale》 possono essere disputati senza che vi siano particolari pretese riguardo l’emergenza sanitaria: nessun tampone pre-partita, nessun obbligo di sanificazione quotidiana degli impianti, ma soltanto assenza di pubblico e rinvio dei match fra squadre con casi di positività.
Un insieme di condizioni, questo, che accresce le preoccupazioni di un intero movimento sportivo che si trova più che mai in affanno ed in difficoltà, alla ricerca di risposte che, forse, non arriveranno mai.