Questo articolo nasce con la consapevolezza di poter essere un vano convogliante e non un pasticcio mediatico che comporta fraintendimenti e non ricette. La nostra vuole essere una pura analisi comparata, un dialogare in modo costruttivo. Passare i riflettori su quello che sta succedendo nella Città di Cosenza. Tutti abbiamo ammirato la storia del calcio a 5 cosentino, tutti l’abbiamo seguita, forse in molti l’avranno tifata ed altri gufata, ma ciò fa parte della schiera degli amori sportivi. Dopo anni, abbiamo sperato in una propria rinascita, il trasferimento su Cosenza nella passata stagione da parte del Calabria Ora ( che oggi non sparisce ma si fonde con l’Atletico Belvedere ) e la conquista della promozione in B della Magic. Un dì, un docente di Storia Moderna mi disse: Fai pure una ricerca sugli Imperi più potenti nati dal niente; ti accorgi subito che da nulla sono diventati potentissimi ma essi sono anche durati pochissimo. Qui nello sport non bisogna ricorrere alla storia dei tempi ma: Se mi accosto alla storia nelle vittorie, ciò lo si deve fare anche nelle sconfitte. Oggi nessuno parla della Magic come squadra “fallita”, non osiamo dire ciò…, la Magic non chiude i battenti per una assonanza economica ma per ben altro. Non spetta a noi trapelare le giuste tematiche della chiusura di tutto ciò. Quindi se non si è falliti economicamente ancor di più risulta fallita una città, gloriosa, imponente ma fragile nello stringersi attorno e guardare avanti. Noi abbiamo posto un quesito molto importante a personaggi illustri del palcoscenico del calcio a 5 in Calabria. Abbiamo scelto personaggi della provincia di Cosenza. Cataldo Speranza in qualità di Direttore Generale dell’Odissea 2000, neo promossa in A2 e nuova gloriosa realtà del futsal calabrese, la più celebrativa. Abbiamo chiesto anche aiuto a Giuseppe Madeo, tecnico del Fabrizio ed artefice di un eventuale ripescaggio in A2. Poi è stata la volta di Leo Tuoto, mister indiscusso e profondo conoscitore in prima persona dei salotti del calcio a 5 cosentino. Per finire Francesco Cipolla, tecnico del Belvedere nella prossima stagione in B e colui che in questi anni si è giocato fette importanti contro la Magic ma che oggi, forse…anzi lo porgiamo tra le virgole “forse”… è risultato essere il vero vincitore poiché “vivo e sano”. Questa la tematica posta: La situazione economica e la passione del passato a confronto con quella odierna immersa in realtà nate in modo imperioso ed allo stesso tempo scomparse frettolosamente. La ricetta per evitare tali errori.
Cataldo Speranza – La mia vuole essere una critica costruttiva senza dietrologie, rancori e personalismi. Quando vi è una crisi in generale, vi è sempre una fonte di dispiacere poiché le ripercussioni sono sempre riversate sul territorio di appartenenza. Questo vale soprattutto per lo sport. Resto del parere che, bisogna uscire dallo spettro del dilettantismo ed iniziare a pensare e convivere in modo nuovo e consone con i tempi. L’analisi del passato è purezza storica che non ci aiuta ma ci fa comprendere. Altro modo di vivere lo sport, realtà territoriali più solide e prolifiche, altra moneta. Oggi scrolliamoci dai miti sfiniti che non esistono più. La realtà oggettiva dice ben altro. Alla base vi deve essere una programmazione costruttiva e non illusiva semplicemente perché il “vicino” momentaneamente veste meglio di te. La programmazione non deve scucirsi dai propri mezzi, dalla propria realtà e dalla vera propria meta. Poi dobbiamo considerare un aspetto fondamentale per evitare e scongiurare presunti fallimenti. In tutta Italia avvengono da qualche anno le cosiddette “aggregazioni” comunemente dette fusioni. Basti pensare al Marcianise con il Sala ed al Napoli col Santa Maria ma questo è una filosofia che fa parte integrante di un processo culturale. Nessun modello è imitabile poiché fa parte della quotidianità di un territorio ma si possono ricavare i mezzi affinchè l’errore si riduca al minimo. Comunque auspico alla Magic di prendersi ulteriore tempo per riarmonizzare il tutto anche perché vi è ancora un tempo sufficiente almeno per ri-provarci e poter vincere quest’altra battaglia che non si gioca in campo.
Leo Tuoto – La passione troppo spesso acceca e non fa vedere, non proietta la realtà che ci circonda. La conseguenza è che il troppo entusiasmo che si prova per quel tipo di sport, per la voglia di primeggiare è talmente forte d non far valutare le possibilità che sono realmente alla tua portata e perdi di vista il momento economico che si sta vivendo. Di conseguenza i programmi che si realizzano sono utopistici ed irrealizzabili in un lasso di tempo così breve. La realizzazione dei risultati sperati spesso non porta ad un tornaconto d’immagine ed economico da far continuare l’avventura intrapresa e fortemente creduta, creando come conseguenza, frustrazioni che assopiscono o addirittura diminuiscono la passione iniziale. Non è semplice risolvere tale situazioni, bisognerebbe riavvolgere la bobina, restare con i piedi ben saldati a terra, meno egocentrismo e più cooperazione tra squadre dello stesso hinterland.
Francesco Cipolla – I numerosi fallimenti di Società blasonate, a mio avviso, non sono da amputare solo e soltanto alla crisi finanziaria che attanaglia il mondo in questo specifico momento storico. A mio avviso, la motivazione principale, è, soprattutto, un problema culturale di fondo. Mi spiego: se non ho un contratto di lavoro, e quindi la certezza di aver riconosciuto uno stipendio a fine mese, non posso (e soprattutto non devo) pensare di acquistare una macchina sportiva o una villa con piscina; ma devo accontentarmi di ciò che posso permettermi, senza farmi attrarre da coloro i quali invece hanno queste potenzialità e possibilità. Il responsabile non è quindi il fantomatico “sistema”, ma l’arrivismo. Un altro aspetto secondo me fondamentale, è la disciplina e lo stile col quale ci si approccia a tutte le componenti che circondano il calcio a 5 e lo sport in generale; così come nella vita, nel lungo periodo tutto ti viene restituito. Ed allora se ti costruisci un immagine pulita, rispettosa, rispettabile, leale, signorile e corretta, molte persone si avvicineranno a te a rescindere dai risultati (che troppo spesso, ai nostri livelli, non sono sinonimo di alcuna programmazione), anche solo per il gusto di respirare una sana atmosfera sportiva. Per quanto mi riguarda, mi ritengo un allenatore fortunato, perché trovo a Belvedere, dopo un lungo e duro lavoro fatto insieme al presidente Luca Donato, un ambiente dove, a prescindere dal ruolo di grande responsabilità che ricopre, mi piacerebbe trascorrere del tempo.
Giuseppe Madeo – Intanto dico che tutti quelli che praticano e seguono questo sport hanno una passione incalcolabile, altrimenti on si spiegherebbe l’esistenza del Sito e delle numerose squadre che di anno in anno sono pronte ai nastri di partenza nonostante il momento economico non troppo felice. Paradossalmente però le tante società sono probabilmente causa delle continue défaillance alle quali assistiamo puntualmente ogni anno, in quanto le risorse umane ed economiche vengono decentrate piuttosto che concentrare in società solide e durature. Difficile pensare al decollo definitivo della disciplina se si attuano queste politiche. Non credo di essere in grado di poter dare ricette anche perché non credo c’è ne siano, il mio suggerimento è quello di coinvolgere cittadine al Momento non presenti nella mappa del futsal ed evitare invece di costruire tante nello stesso posto. Sentenziamo, offendiamo, paragoniamo, riflettiamo, sbagliamo, diffamiamo, manifestiamo ma le certezze fanno pur sempre parte del mondo.