di Vincenzo Cosenza
Un match è raffigurato dalle due compagini e da uno oppure più direttori di gara ed a volte visionati anche da commissari di campo. Premesso che, questo articolo non vuole e necessita di mirare alcuno dei ruoli sopra citati. Un incontro è formulato da diverse prestazioni.
Gli atleti giocano, si danno battaglia agonistica per il raggiungimento di un risultato. Il direttore di gara, fa da garante alle regole fornite dall’organismo supremo: la FIGC. È assodato che il Tutto si svolge in buona fede.
L’arbitro è umano ed in quanto tale può sbagliare così come crediamo alla buona fede del giocatore che non fa un fallo di proposto e non sbaglia un gol fatto appositamente così come crediamo che, ogni allenatore da regolamento per non falsificare l’incontro, metta in campo la miglior formazione possibile. Il succo di questo articolo vuole e deve essere necessariamente un altro.
Dov’è la Tutela dei giocatori al cospetto dell’organismo supremo? Perché (tanto per citare un caso) se un giocatore strattona e non “picchia” un arbitro prende minimo un anno di squalifica? Perché se un giocatore viene malmenato con tanto di referto ospedaliero e sotto gli occhi di Tutti non deve essere tutelato? Cosa diverge e separa il tutto? È facile alla fine di ogni stagione cercare di coinvolgere altre cittadine nel credere nello sport, in questo sport e poi ritrovarsi puntualmente a cercare squadre per riempire i gironi.
Le società sane, quelle che vogliono crescere, quelle che ci stanno a prendere schiaffi se tutelati dal regolamento, scappano. Si falsa il Tutto. La preclusione mentale di andare a giocare e cercare di vincere sapendo che non si ha tutela, falsa il risultato, comporta un andamento sportivo illecito. Partiamo tutti con la buona fede ma ragioniamo e cerchiamo di capire dove si spezza questa speranza.
Una dirigenza sana, nel momento in cui questa speranza si spezza, agisce da se: manda a casa il proprio giocatore. Cosa trasmettiamo ai nostri figli? Ditemelo Voi perché io non lo capisco. Ci auguriamo Tutti affinchè il Pietrafitta non si ritiri perché altrimenti l’oggi continuerà ad esistere domani. Non serve a nulla diventare Campioni d’Europa se poi si arriva ultimi nella tutela della persona. Continuare a giocare significa far vincere lo sport, far continuare a credere che si può continuare a cambiare. Oggi, carissimo Presidente del Pietrafitta, la mia speranza nel poter continuare a credere: sei TU.
Scritto da: Vincenzo Cosenza