Calabria Futsal intervista il condottiero del Città di Acri C5 neopromosso in serie A2
Una bella storia di passione e di riscatto, quella del Città di Acri C5 che da “nomade” è diventato stabile capofila del girone G di serie B, conquistando la promozione diretta in serie A2 addirittura con una giornata d’anticipo.
Una realtà fortemente voluta e creata da una persona che vive da anni il calcio a 5, un nome che nell’ambiente non è sicuramente nuovo: ALESSANDRO BASILE.
Alla guida della squadra che lui stesso ha messo su, circondato da seri professionisti nei loro rispettivi ambiti, mister Basile è stato il primo a credere nel suo progetto, nonostante le importanti difficoltà che si sono frapposte sul cammino dei rossoneri.
Mister, ti rinnovo i complimenti per la fantastica stagione portata a termine con il massimo dei risultati possibili, la promozione diretta in serie A2. Immaginavi che potesse accadere quando hai deciso di metter su la squadra, quindi era un obiettivo, oppure è stata una sorpresa?
Grazie per i complimenti condivisi con tutto lo staff e la squadra, frutto di enormi sacrifici. Non pensavo di arrivare dove siamo arrivati, avevamo programmato una stagione tranquilla con una salvezza meno sofferta rispetto alla precedente stagione, quindi è stata una bellissima sorpresa.
L’impressione è stata quella di una società con tutte le figure al posto giusto, ti sei circondato di professionisti, ognuno nel suo ruolo. Quanto è stata importante l’intesa e la fiducia nello staff e quando avete iniziato a credere in quello che stava accadendo?
Le figure, soprattutto quelle dello staff tecnico, hanno dato un contributo importante. Sono state al mio fianco dall’inizio alla fine, abbiamo lavorato in situazioni di emergenza per quasi tutto il campionato da Rende a Casali del Manco, fino ad una palestra di Acri dalle dimensioni ridotte. Non è stato facile allenarsi e giocare sempre fuori casa da circa due anni, nelle difficoltà escono fuori i veri Uomini ed io ho avuto la fortuna di avere professionisti e uomini veri.
Ad un girone d’andata altalenante e senza una vostra “tana”, avete risposto con un girone di ritorno pazzesco. Nove vittorie su dieci gare disputate (e ne manca ancora una, contro Casali Del Manco), unico pareggio con la diretta concorrente Diaz Bisceglie. Quanto è stato importante aver potuto giocare le partite casalinghe realmente in casa, nella tua Acri, in quel palazzetto che può davvero diventare un fiore all’occhiello della città?
Ricordo a me stesso dopo la chiusura del Palasport di Rende dove ci allenavamo già in tarda serata con enormi difficoltà, di esserci trovati a non avere più una struttura per gli allenamenti e le gare. Ci rimaneva solo una piccola palestra dove siamo stati per circa due mesi e mezzo. Allenarsi in un campo 18-30 e poi giocare le gare in un campo 20-40 non è il massimo. Addirittura abbiamo chiesto al Bernalda il cambio campo per indisponibilità di tutte le strutture. Non era bello essere definiti dei “nomadi”, abbiamo riflettuto sul ritiro dal campionato. È stato proprio lì che da veri uomini che ho avuto l’onore di allenare abbiamo messo da parte gli alibi facendo di necessità virtù, sembrava di essere tornati a giocare per strada. Poi a gennaio la svolta, l’apertura del Palasport di Acri, un fiore all’occhiello. Ricordo ancora gli occhi lucidi dei miei ragazzi passati dalla strada con zero spettatori a un palcoscenico incredibile con i tifosi! Sentire a distanza di 30 anni, quando giocavo io, il coro “Lupi Lupi Lupi”, mi sembrava di sognare ad occhi aperti! Lì c’è stata la svolta, la spinta per arrivare dove siamo arrivati. Ci siamo ripresi due anni e mezzo di sacrifici, con gli interessi. Abbiamo sempre preferito far parlare il campo, il vero Arbitro. Abbiamo volato basso anche quando i risultati ci portavano allo scoperto, abbiamo lavorato sempre di più e sempre meglio perché consapevoli di dove siamo partiti.
Ad inizio stagione, in laborioso silenzio, hai costruito una squadra di spessore che non ha avuto troppo bisogno di “rifarsi il look” nel mercato di riparazione. Un gruppo ben amalgamato, composto da veterani del futsal che sono sicuramente di categoria e, sulla carta, anche di categoria superiore, quella che sarà la A2. C’è la volontà di continuare a portare avanti insieme questo progetto?
La squadra e stata costruita con ragazzi validi che comunque non avevano mai fatto categorie oltre la B, tranne la comparsa di qualcuno, al cospetto di altre squadre composte per lo più da giocatori provenienti dalla serie A. Il gruppo che ho costruito è fantastico. Ho avuto la fortuna di essere ascoltato, di avere la stima dei miei giocatori, di preparare le gare con la massima dedizione ed essere ascoltato nel bene e nel male. Il nostro segreto: “tutti per uno e uno per tutti”. Adesso godiamoci la festa, del futuro parleremo a breve dopo aver rafforzato la società. La serie A2 necessità di una struttura importante, quindi bisognerà lavorare dapprima su questo aspetto.
So quanto sia complesso far ricredere le persone sulla bellezza e sul valore del futsal come sport autonomo e non come sottocategoria del calcio. Hai raggiunto, insieme ai tuoi collaboratori e alla tua squadra, un altro risultato importantissimo, cioè far appassionare tanti acresi a questo nostro amato sport. Ho visto nel palazzetto tanta gente coinvolta e partecipe. Era anche questo sulla tua personale lista dei desideri?
Il nostro obiettivo è quello di far appassionare gli acresi, il nostro popolo, a questo magnifico sport. Sentire il calore della nostra gente equivale ad una vittoria, far diventare lo sport inclusione per le categorie svantaggiate non ha prezzo. Sono queste le vere Vittorie, dare visibilità a tutte le associazioni di Acri che abbiamo avuto l’onore di coinvolgere durante le nostre gare avvalora ancora di più il valore dello sport.
Sabato alle 16.00 ultima giornata di campionato, proprio nel PalaSport di Acri, dove sono previsti festeggiamenti in grande stile con il contributo di varie associazioni e realtà del territorio. Grazie mister Basile per la disponibilità e in bocca al lupo per il futuro!
Foto copertina: Francesco Spina